Forio: I trent'anni del Garibaldi di Nino D'Ambra
Radici nel mondo Son passati trent’anni - circa un terzo di secolo- dalla pubblicazione del poderoso volume Giuseppe Garibaldi: cento vite in una ( edito dal Centro di Ricerche Storiche d’Ambra e da Arti Grafiche Grassi, Napoli 1983), splendida elaborazione storica dello scrittore foriano Nino d’Ambra. Trent’anni in cui il libro ha messo radici nel mondo, offrendo il suo frutto ad una platea internazionale: proprio come internazionale è stato l’eroe dei due mondi.
Un po’ di dati Per confortare quest’affermazione con dati di fatto, vale la pena di citare i luoghi “raggiunti” dal volume di cui si parla: -Ambasciate italiane in:Francia, Lussemburgo, Belgio, Iraq, Turchia, Danimarca, Malta, Egitto, Grecia, Finlandia, Polonia, Cina, Etiopia, Sud Africa, Paraguay, Australia, Giappone, Venezuela, Malesia, Libia, Perù, Cile, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Haiti, Vietnam, Stato del Vaticano, Senegal, Spagna, Singapore, Honduras, Sudan, Nazioni Unite,Nuova Zelanda, Algeria, Colombia, Stati Uniti. -Ambasciata francese in Italia. - Consolati italiani a: Oporto, Basilea, Principato di Monaco, Melbourne, Lille, Metz, Colonia, Alessandria d’Egitto, Hannover, Friburgo, Bastia, Berlino, Rotterdam, Barcellona, New York, Parigi, Casablanca, Bruxelles, Tangeri, Caracas, Vancouver, Adelaide, Lucerna, Curitiba, Losanna, Santa Cruz, Calcutta, ecc. - Consolato greco e consolato francese a Napoli. -Istituti italiani di cultura a Vienna, in Siria, Marocco, ecc. Questa lunga elencazione, peraltro incompleta, non ha nulla di gratuito, giacché è necessaria per capire “dove” è giunto il “Garibaldi” di Nino d’Ambra che reputo sia il libro più ampiamente (proprio in senso spaziale e geografico) diffuso tra quelli scritti da autori isolani.
È tempo di bilanci. Ed ecco qui un altro gruzzolo di informazioni. Tra i quotidiani e i periodici su cui sono apparse notizie e recensioni dell’opera in questione si ricordano: Paese sera, Napoli oggi, Il Mattino, La Provincia di Napoli, Napolinotte, Il Settimanale d’Ischia, Ischia oggi, L’Osservatore Romano, AGI, Ischia mondo, Nuova stagione, Lettera da Ischia, La Rassegna d’Ischia, Il giornale d’Ischia nuovo, Il Fotogramma, Tribuna giudiziaria, Il Foglio di Napoli, La Provincia di Sassari, Rivista Letteraria, L’Impegno, Il Golfo, Alto Adige. Si sono espressi sul “Garibaldi”, tra molti altri, Domenico Rea, Raffaele Castagna, Ugo Tassinari, Italo Palumbo, Pasquale Balestriere, Giuseppe Valentino, Mario Parente, Giuseppe Binni, Paolo Befani, Biagio Iacono, Giuseppe Garibaldi jr, Giuseppe Balzano, Giuseppe Russo, Franco Iacono, Giuseppe Giliberti, Elio Morelli, Renato Pintus, Joseph Maurer, Quirino Bezzi, Gaetano Regine, Antonio Lubrano, Maria Luise Maurer, Mario Buono, Franco Coppa, Vincenzo Mennella, Sebastiano Conte, Edoardo Malagoli, Agostino di Lustro,Luigi Fienga. Il volume è presente in una cinquantina delle principali biblioteche italiane (nazionali, regionali, provinciali, comunali, universitarie, ecc.), accreditate presso il Ministero dei beni culturali( dati desunti dal catalogo ICCU), in particolare nelle seguenti città: Roma (10), Torino (8), Napoli (7), Firenze (4), Milano (3), Perugia (3). Numerosissime note di plauso sono giunte a Nino d’Ambra, nel corso degli anni, da istituti culturali, ambasciate, consolati, biblioteche, da politici e da uomini di cultura. Il Garibaldi ha conseguito numerosi premi letterari, fra cui il “Pedrocchi” di Padova (in cui il Garibaldi risultò secondo classificato, dopo un libro di poesie di Giovanni Paolo II) e il “Procida, Isola di Arturo-Elsa Morante” ( menzione speciale).
La struttura dell’opera Tra i lettori di quest’articolo ci sono senz’altro persone che posseggono il “Garibaldi”. Di queste, alcune l’hanno letto, altre assaggiato, altre ancora non l’hanno aperto che per curiosità. E probabilmente c’è pure chi non lo possiede e non l’ha letto. Sembra quindi opportuno almeno delinearne sommariamente la struttura. Tutta l’opera è racchiusa in 600 pagine. Di queste 366 contengono la biografia di Garibaldi, seguita da una rilevante Appendice di documenti (nel numero di 90, con relativo indice), che occupa ben 155 pagine; poi la ricchissima parte dedicata alla bibliografia e fonti di ricerca, tripartita in Libri, opuscoli e articoli (440 titoli); Quotidiani e periodici ( italiani e stranieri, nel numero di 88); Archivi e biblioteche (27); un Repertorio biografico di 44 pagine ( che riguarda tutti i personaggi citati nell’opera, con l’indicazione del corrispondente numero di pagina); infine l’ Indice delle illustrazioni,contenuto in 6 pagine, di ben 296 immagini, seguito dall’Indice generale e, in ultima pagina, da Altri scritti di Nino d’Ambra. Va altresì annotato che la bandella d’apertura della sovraccoperta reca una scheda introduttiva dello scrittore Domenico Rea e quella di chiusura una nota biografica dell’autore.
Qualche considerazione Innanzitutto due curiosità. La prima: quello di d’Ambra sembra proprio essere l’unico libro “garibaldino” recensito dall’Osservatore Romano. Sarà perché il tempo passato ha lenito certe dolorose ferite o perché il Garibaldi si porge al lettore perfuso di serena obiettività? La seconda: molte tavole e vignette (una quarantina) inserite nel testo sono opera del caricaturista Antonio Manganaro, prolifico artista filogaribaldino nato a Manfredonia nel 1840 e trapiantato a Napoli dove operò e morì nel 1931. Fu ben noto in vita, ma poi inspiegabilmente “scomparso” dalla memoria dei posteri. Eppure, insieme ai suoi due figli, pure loro pittori, è sepolto a Napoli, nella Prima Cappella dell’Arciconfraternita SS. Salvatore degli Orefici del Cimitero Monumentale di Poggioreale. Ebbene, Nino d’Ambra, prima di tutti gli altri, ha ritrovato quest’autore sulle classiche bancarelle e nei mercatini napoletani , acquistandone tutte le tavole in cui si è imbattuto. Ora l’artista è stato riscoperto e rivalutato con tutti i crismi dell’ufficialità. Passiamo alle considerazioni. La prima riguarda la mole dell’opera che va anche (e ben oltre!) le 600 pagine già dette, qualora si consideri che il ricchissimo corredo iconografico è fuori testo. Ora questo ponderoso volume può certamente intimidire il lettore debole e poco motivato. Ma, se comincia a leggere, è difficile che si fermi. Perché uno dei pregi più evidenti del Garibaldi risiede nella tecnica affabulatoria con cui Nino d’Ambra porge la storia: egli narra in modo così perspicuo e accattivante da avvincere il lettore, ma sempre tenendo d’occhio fatti, dati e fonti. Come è giusto. Va sottolineata anche la bella fluidità narrativa, conseguita sia per le già dette capacità affabulanti, sia per aver eliminato ogni ostacolo che potesse rallentare od ostacolare in qualche modo il flusso diegetico: così si spiega la scelta di sistemare l’utilissimo Repertorio biografico nella parte finale del volume, evitando in tal modo l’appesantimento del testo con note esplicative ed espressioni parentetiche, ed anche la collocazione a parte -rispetto alla narrazione- dell’intero corpus dell’appendice documentale. Ma c’è un altro aspetto significativo, quello dello stile. E vorrei qui richiamare, a tal proposito, un concetto da me espresso alcuni decenni fa: “...d’Ambra è avvocato: ma il suo stile non ha nulla degli stereotipi giuridici, pesanti, vieti e un po’ comici; e come rifugge dal forense e dal burocratico, così il suo dettato è lontano dalla letterarietà, dall’aulicità e dalle ricercatezze sintattiche e lessicali, inutili orpelli che nuocerebbero all’essenzialità e alla serietà del contenuto. E forse l’autore foriano è il primo isolano, o uno dei primi, che io abbia letto senza avvertire, con un certo fastidio, la difettosa padronanza linguistica (...) . D’Ambra ha, invece, saputo crearsi uno stile lontano dagli estremi sia dell’ovvio e nudo semplicismo sia del sofisticato e pretenzioso intellettualismo; uno stile garbato e disinvolto, senza cadute di tono, che poggia su strutture sintattiche agili, chiare ed efficaci.” Lo scrittore ama Garibaldi. E questo è fuor di dubbio, perché altrimenti non sarebbe spiegabile il severo impegno di otto lunghi anni per la compilazione di un’opera di tali proporzioni. Ma, proprio perché intende essere scudiero della verità storica, al fine di evitare ogni tentazione encomiastica e mantenere intatte l’oggettività e la serenità necessarie all’operazione storiografica, apre ampiamente a fonti e documenti di parte borbonica; che, quasi paradossalmente, contribuiscono a rendere più imponente e fulgida la figura di Garibaldi. Della quale l’autore, autentico e instancabile ricercatore, rivela aspetti inediti proprio per la marea di carte e di atti consultati con passione e acribia. Una biografia, quella di Garibaldi, saldamente ancorata a documenti d’epoca. Per esempio molti ritengono che il Nizzardo sia venuto nel 1864 a Ischia per cure termali. Nino d’Ambra, dopo faticose ricerche, ha scoperto ( nella biblioteca “Angelo Mai” di Bergamo e nell’Istituto di Storia del Risorgimento di Roma) documenti governativi da cui emerge con chiarezza che l’Eroe era venuto a Ischia per organizzare e pianificare il completamento dell’unità d’Italia. Altro che bagni termali! E poiché il Nostro discende da una famiglia di socialisti libertari, egli del Generale preferisce porre in maggior risalto lo spirito umanitario, la nobiltà dei sentimenti, l’amore per la libertà, il carisma conclamato, gli ideali sociali, dando meno rilievo alle qualità strategiche e tattiche. Sicché a ragione Edoardo Malagoli scrisse nel 1991 che “ il Garibaldi di Nino d’Ambra tiene più di Spartaco che di Napoleone”. Resta - in fondo a tutto- una meravigliosa opulenza di notizie e di documenti, composti in una saggia, paziente, dotta e solida (ri)costruzione storica. Un Garibaldi un po’ più “meridionale” visto che largo spazio è dato alla permanenza (a vario titolo e per le ragioni più diverse) dell’Eroe nella parte bassa dello Stivale. Per tutto quanto detto, meritoriamente quest’opera si va ad affiancare alle molte altre che costituiscono il vasto e variegato mondo della letteratura garibaldina. E vi occupa il posto di rilievo che ad essa compete. Quanto poi all’ambito isolano, mi pare che Nino d’Ambra, per la consistenza dell’impegno profuso, per la serietà della ricerca e per la qualità complessiva del Garibaldi ( ma anche di altre sue opere), trovi ideali rispondenze in figure degne come Giuseppe D’Ascia, Pietro Monti e Giorgio Buchner. Il che non mi pare affatto di poco conto. Pasquale Balestriere ( “La Rassegna d’Ischia” n. 6 dei dicembre 2013. pagg. 45-47)
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