Processo agli anarchici-internazionalisti l'aspetto ischitano degli avvenimenti, Ricerche storiche di Nino d’Ambra

Organizzato dal “Centro di Studi su l’Isola d’Ischia”, presso l’Hotel Oriente ad Ischia Porto, si è svolto il preannunziato incontro culturale sul tema “Gli anarchici del processo di Benevento nei documenti dell’Archivio di Stato di Napoli”. E’ stato invitato a relazionare sull’argomento l’avv. Nino d’Ambra, che ha esordito dicendo che i documenti del processo che si tenne davanti alla Corte di Assise di Benevento nel 1878 sono andati smarriti e che le fonti su cui l’oratore si è basato nella ricostruzione degli eventi sono nei documenti da lui reperiti presso l’Archivio di Stato di Napoli (Fascicolo 414,Gabinetto riservato) e nei resoconti dei cronisti di due giornali di quell’anno: i quotidiani “Roma” e “La Libertà Cattolica”(fondato nel 1867 dal sacerdote foriano Girolamo Milone).

Già Nino d’Ambra, che ha parlato a braccio e senza microfono (alla vecchia maniera), anni addietro aveva pubblicato la storia degli anarchici-internazionalisti del Matese su vari giornali fra cui “Il Rievocatore” [di fatti storici] dell’8 agosto 1978, pagg.23-27.
Preceduto da un’articolata introduzione del prof. Gianfranco Marelli  (direttore del settimanale anarchico “Umanità Nova”, fondato a Milano nel 1920 da Errico Malatesta), l’avv. d’Ambra ha voluto prevalentemente porre l’accento sul dibattito che scaturì all’interno del Gruppo anarchico-insurrezionalista per la scelta della zona di operazione militare, con la propaganda di fatto, ai fini della sollevazione delle masse popolari diseredate “per abbattere i poteri oppressori dello Stato”. Senza dimenticare di sottolineare che il vero fondatore del pensiero anarchico fu il filosofo Proudhon(1809-1865).
Chiaro che quasi tutti i protagonisti dell’azione rivoluzionaria erano stati allievi di Bakunin che dal 1864 al 1867 aveva propagandato il suo credo politico in Italia, ritenendo che per lui Napoli covava una tensione rivoluzionaria più alta di ogni parte d’Italia. I suoi allievi Carlo Cafiero,Errico Malatesta e Pietro Cesare Ceccarelli furono gli organizzatori di quella che doveva essere chiamata “La banda del Matese”, con il suo centro operativo a Napoli in Via della Salute n.20, che la Questura ben conosceva, avendo introdotto un infiltrato, certo Farina, che riferiva sui movimenti degli anarchici, specie sull’arrivo di armi.
Dai documenti esistenti  presso l’ASN si deduce in maniera chiara, ha sottolineato l’avv.d’Ambra, che volutamente gli anarchici non furono fermati subito, perché nei piani delle Autorità vi era lo scopo di arrestare tutta la banda anarchica al completo i cui componenti  provenivano da quasi tutte le regioni d’Italia. Nelle previsioni dovevano essere almeno cento.
Ma perché scelsero i monti del Matese e non altra parte del Meridione?  Dagli atti si deduce chiaramente che fu fatta una valutazione, esaminando diverse zone per finire su due alternative: i monti del Matese dove le potenzialità rivoluzionarie dei contadini (fra i più poveri d’Italia) erano cento volte più determinate di quelle dei cittadini,tesi sostenuta dall’ex garibaldino Pietro Cesare Ceccarelli (Principi che ritroviamo dopo decenni, nella rivoluzione contadina di Mao Tse-tung e nella guerriglia rurale di Che Guevara), e l’Isola d’Ischia che aveva un passato forte di opposizione al potere costituito, dalla seconda metà del Settecento in poi. E qui  l’avv. d’Ambra  ha fatto una dettagliata analisi storica, che, nell’ambito di un articolo possiamo solo sunteggiare, ritenendo che Massoneria, Carboneria e Anarchia erano facce della stessa medaglia: la libertà a tutti i costi e la ribellione allo Stato costituito. A partire dalla propaganda massonica nell’Isola d’Ischia di Antonio Jerocades(1738-1805) di fine Settecento,alla adesione attiva alla “congiura” antiborbonica del 1792-94; ai martiri per la partecipazione alla Repubblica Napoletana del 1799, alle sette carbonare che si svilupparono in quasi tutti i Comuni dell’Isola d’Ischia dal 1821 al 1824: “Ambizione Calpestata” di Lacco Ameno; “Gloria Nascente” di Ischia; “Monte Epomeo” di Casamicciola; “Gigante Tifeo” di Forio.
Ha parlato in via specifica della setta carbonara ad Ischia Ponte del 1824, chiamata “Patriotti Europei”(quanta lungiveggenza!), a cui aderirono diversi sacerdoti fra cui Giovan Giuseppe Onorato, che ebbe l’ardire, nella Cattedrale d’Ischia, di sostituire i versi dei canti religiosi con quelli inneggianti alla Carboneria. E’ appena il caso di sottolineare che dovette lasciare l’Isola d’Ischia inseguito da un mandato di arresto concordato tra il Commissariato di Pubblica Sicurezza dell’epoca e la Curia Vescovile d’Ischia.
Alla partecipazione alla rivolta antiborbonica del 15 maggio 1848, dove trecento ischitani furono presi a fucilate, e furono uccisi dai mercenari svizzeri i due foriani Giuseppe Pezzillo e Aniello d’Ambra. Fino ad arrivare a Bakunin a Villa Arbusto nel 1867, al Circolo Anticlericale “Francisco Ferrer di Forio” nel 1909.
I tre paesi investiti dalla “rivoluzione” degli Internazionalisti  furono: S.Lupo, Letino e Gallo. Erano  25 uomini ed una donna. Passando per i tre paesi bruciarono le carte dei municipi e ruppero i mulini che misuravano l’odiata tassa sul macinato, dichiarando “decaduto” il re Vittorio Emanuele II. A Letino, dove parlò con grande suadenza,Carlo Cafiero, i contadini nel sentire che ormai era finita la differenza fra ricchi e poveri, tributarono un’ovazione verso l’oratore. Il vecchio parroco del paese,don Raffaele Fortini,si entusiasmò a tal punto, che volle parlare dopo Cafiero. In un discorso concitato invitò il popolo a seguire gli internazionalisti, che indicava come i nuovi apostoli inviati da Dio a predicare i principi di giustizia e di fratellanza.
Intanto le truppe governative li avevano accerchiati. E,dopo un vano tentativo di fuga, furono tutti arrestati nella Masseria Concetta, sita a circa sei km. da Letino.
Dopo circa sedici mesi di detenzione prima del processo, gli anarchici, oltre ad interessarsi seriamente a problemi di carattere culturale (Carlo Cafiero in carcere tradurrà “Il Capitale” di Marx, mai tradotto prima in italiano), prepararono un nuovo progetto di insurrezione armata. Dopo aver scartato varie ipotesi, decisero che il successivo atto rivoluzionario dovesse  partire dall’Isola d’Ischia.
Il processo si svolse davanti alla Corte di Assise di Benevento nell’agosto 1878 e, soprattutto per l’abile difesa dei loro avvocati, gli anarchici potettero beneficiare dell’amnistia concessa per i reati politici il 19 gennaio 1878 dal re Umberto I, in occasione della sua ascesa al trono.
Alla fine c’è stata la proiezione di diversi documenti, in dotazione al “Centro di Ricerche Storiche d’Ambra”, fra cui alcune testate giornalistiche dell’epoca: “Il Martello”, “L’Emancipazione”, “La Libertà Cattolica”, “L’Anarchia”, ed alcune immagini dei protagonisti dei movimenti anarchici dell’Ottocento, fra cui la scrittrice Leda Rafanelli(1910-1971) e del suo amante Benito Mussolini, in una foto segnaletica del 1903, quando il futuro dittatore fu arrestato in Svizzera per simpatia verso l’Anarchia.
L’interessante incontro storico-culturale si è concluso con il coro di quasi tutti gli astanti che hanno intonato “Addio Lugano Bella”, la più affascinante canzone dell’Anarchia, scritta da Pietro Gori (1865-1911), avvocato e poeta del movimento libertario, a seguito del decreto di espulsione degli anarchici da Lugano nel 1895.
Paola Conte
(quotidiano “Il Golfo” del 18 febbraio 2010, pag. 5 inserto “Arte e Cultura”)