Ad integrazione della storia di Villa Arbusto |
Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche | |||
Scritto da Silvestro Calise | |||
Martedì 25 Maggio 1999 15:24 | |||
Ad integrazione della storia di Villa Arbusto Nel 1977 guidava l’Amministrazione provinciale di Napoli una coalizione politica di sinistra con la Democrazia Cristiana all’opposizione. L’Avv. d’Ambra - allora notoriamente deus ex machina della Provincia di Napoli- ne parlò la prima volta con l’Assessore alla Cultura prof. Luigi Nespoli chiedendo il suo appoggio ( è quello del pci) per poter proseguire nella iniziativa. L’Assessore si dimostrò favorevole e disse che avrebbe riferito la cosa al segretario della Federazione di Napoli ( attuale senatore Eugenio Donise) per avere l’appoggio del partito (che d’altronde era quello di maggioranza relativa in consiglio provinciale). Dopo alcuni giorni il prof. Luigi Nespoli si recò nell’ufficio del presidente avv. D’Ambra, a cui comunicò l’adesione della Federazione e parere favorevole dei compagni di base dell’isola d’Ischia. Prima di esporre l’amministrazione provinciale all’esterno si convenne di assicurarsi la fattibilità dell’operazione sia dal punto di vista funzionale, sia dal punto di vista economico; pertanto l’avv. D’Ambra e il prof. Nespoli decisero di parlarne insieme con il presidente Iacono. Nello stesso tempo, essendo un passo politico-amministrativo molto qualificante per l’Amministrazione di sinistra, si voleva evitare che l’opposizione ( leggi Democrazia Cristiana) si impadronisse dell’idea attraverso il sindaco democristiano di Lacco Ameno. Primo passo fu quello di dare mandato ai funzionari economici dell’Amministrazione provinciale per introdurre nel bilancio una spesa occorrente. Altra cosa indispensabile era quella di avere il parere favorevole scritto della Soprintendenza Archeologica della Provincia di Napoli e Caserta, e per essa del soprintendente archeologo prof. Fausto Zevi, che il Nespoli disse di conoscere (fortunatamente), per cui si offrì di parlargli dell’argomento direttamente. Il parere della Soprintendenza archeologica L’occasione capitò nel dicembre 1977 allorchè ci fu un convegno sull’archeologia funeraria a Lacco Ameno. Per poter assicurare la presenza del prof. Nespoli a Lacco Ameno, il Vicepresidente fu costretto a sostituirlo in un importate convegno presso l’Orto Botanico di Napoli,che l’assessore provinciale alla Cultura aveva già da tempo concordato. Durante il convegno di Lacco Ameno, Nespoli illustrò la cosa al prof. Zevi che, giustamente, disse di non potersi pronunziare senza vedere i luoghi. A questo punto i due chiamarono il sindaco Mennella e lo pregarono di chiedere al custode di Villa Arbusto di consentire l’accesso per la visione dei luoghi.Presenti alla escursione, fra gli altri, il Prof. Giorgio Buchner e il dr. Giuseppe Iacono. La prima perplessità sorse sull’impossibilità di esporre tutti i diecimila reperti in uno spazio che ne poteva contenere appena mille. Inconveniente che si poteva superare con l’esporre a rotazione i reperti . Seguirono contatti con i tecnici dell’Amministrazione Provinciale, incalzati continuamente dal Vicepresidente d’Ambra. I funzionari provinciali, nelle decine di riunioni che si tennero sul palazzo della provincia a Napoli, ripetevano fino alla noia che tutta l’operazione non poteva partire senza una relazione favorevole scritta della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta. Dopo settimane di riunioni e di pressioni, finalmente arrivò alla Provincia l’agognata relazione positiva a firma del prof. Fausto Zevi e del dr. Giorgio Buchner, che per la storia, vale la pena riportarne la premessa: «la notizia che la provincia di Napoli acquisterà l’Arbusto, la ex villa di Angelo Rizzoli, per farne un museo archeologico e un parco pubblico, diffusa attraverso numerosi articoli apparsi sui quotidiani di Napoli e sui giornali locali isolani, è ormai a conoscenza di tutti gli abitanti dell’isola ed ha suscitato grande interesse e approvazione unanime, non soltanto da parte dei cittadini di Lacco Ameno, ma ugualmente presso quelli di tutti gli altri cinque comuni dell’isola, e vivissima è l’attesa della popolazione di veder realizzata quest’opera. Fatte le debite proporzioni, non è esagerato dire che l’acquisto di Villa Arbusto, per l’isola d’Ischia, riveste un significato politico confrontabile con quello che l’acquisizione al pubblico godimento di Villa Torlonia ha rappresentato di recente per la città di Roma». I tecnici della Provincia di Napoli non potevano più sottrarsi di redigere la ( pur faticosa e, in un certo senso, ostacolata) relazione economica per procedere all’acquisto. Infatti in pochi mesi valutarono Villa Arbusto 710.000.000, per cui la Giunta Provinciale di Napoli il 27 dicembre 1978 ne deliberò finalmente l’acquisto. Il giorno 3 gennaio 1979 il sindaco di Lacco Ameno prof. Vincenzo Mennella, inviava all’avv.D’Ambra il seguente telegramma:« Notizia assunzione provvedimento con cui codesta Amministrazione habet deciso acquisto Villa Arbusto in Lacco Ameno per realizzazione Museo Archeologico et Parco pubblico suscita vivissima soddisfazione Amministrazioni comunali et popolazione Lacco Ameno et isola tutta. Grato per concreta disponibilità dimostrata da codesta Amministrazione provinciale, auspico felice et rapida conclusione importante iniziativa. F.to Mennella sindaco di Lacco Ameno». L’esproprio da parte del Comune di Lacco Ameno Ma un altro ostacolo burocratico dovette superare la tenacia dell’avv. d’Ambra: il parere sulla congruità del prezzo da parte dell’Ufficio Tecnico Erariale di Napoli, nel più breve tempo possibile. Più passavano i giorni e più aumentava la preoccupazione di non giungere in tempo con la concorrenza. Finalmente dopo il parere favorevole dell’ U.T.E., il Consiglio Provinciale di Napoli con delibera n.267/79, ratificava definitivamente l’acquisto di Villa Arbusto. In tale circostanza Nino d’Ambra pronunziò un articolato discorso in cui, fra l’altro mise in luce adeguata i meriti scientifici del prof. Giorgio Buchner e la grande lungiveggenza del prof. Fausto Zevi. Agli inizi di ottobre 1979 scoppiò come una bomba la notizia sui giornali che un imprenditore privato aveva offerto un prezzo maggiore ed aveva acquistato Villa Arbusto per farne un grande albergo. All’ uopo fu concordata una riunione informale tra i consiglieri provinciali del Collegio e i consiglieri comunali di Lacco Ameno, che si tenne domenica mattina 14 ottobre1979. Dopo ampia e articolata discussione si dovette prendere atto da parte dei convenuti che la Provincia non poteva giuridicamente procedere all’esproprio di Villa Arbusto (ma solo acquistarla), per cui l’Avv d’Ambra propose di mettere a disposizione del Comune di Lacco Ameno la somma di un miliardo già prevista nel bilancio provinciale e invitare il Comune di Lacco Ameno a procedere all’esproprio. Promessa confermata da nota dell’Amministrazione provinciale n.058187 del 20/11/1979. Solo in questo momento entrano in gioco il sindaco Mennella e la Democrazia Cristiana con le delibere consiliari n.ri 49 e 50 del 26 novembre 1979. Delibere che lo stesso prof. Mennella inviò in copia all’avv. d’Ambra, accompagnante dalla sua lettera del 4 dicembre 1979 che diceva: «: con riferimento alle intese raggiunte in occasione della seduta informale di questo Consiglio Comunale in argomento del 14 ottobre u.s., unisco in copia con viva preghiera del tempestivo interessamento presso la sessione provinciale di Napoli del coreco le delibere consiliari nn. 49 e 50 del 26/11/1979, concernenti sia il museo archeologico e centro di studi e ricerche che il parco pubblico urbano recintato e attrezzato per attività ricreative e culturali. Ringrazio con viva cordialità. F.to : comm. Prof. Vincenzo Mennella». Nessuno vuol disconoscere i meriti successivi del sindaco Vincenzo Mennella con la Dc, poi quelli del sindaco Tommaso Patalano con l’Amministrazione di sinistra di Lacco Ameno, quelli del sottosegretario di Stato Luigi Covatta, dell’On. Franco Iacono, degli Assessori regionali Vincenzo Mazzella e Amelia Cortese Ardias e di tanti funzionari ed operatori culturali. Ma le radici politico-amministrative del Museo Archeologico di Pithecusae in Villa Arbusto furono piantate: dalla Provincia di Napoli, dalla coalizione di sinistra che all’epoca la gestiva e dall’avv. Nino d’Ambra che ne ebbe il felice intuito e lo perseguì con grande tenacia. Silvestro Calise,consigliere comunale (quotidiano “Il Golfo”, 25 maggio 1999, pagg.14 e 15)
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Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Maggio 2009 17:54 |