Giordano Bruno |
Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche | |
Scritto da Anna Maria Sepe | |
Giovedì 26 Febbraio 2009 16:41 | |
Giordano Bruno Il Convegno su Giordano Bruno, organizzato dal Centro di Ricerche Storiche d’Ambra, Hanno iniziato le conversazioni sull’affascinante, stimolante (e sempre attuale) argomento dell’incontro culturale, il prof. Mario Sironi e la dr.ssa Marzia Fiorito. Il primo ha posto in luce, con dovizie di particolari, la condizione di Giordano Bruno di intellettuale senza radici, di inquieto viaggiatore, di turbolento e provocatore Mercurio, che non trovava sempre giudizi positivi. Tommaso da Kempis stigmatizzava la peregrinatio con il detto: ”qui multum peregrinantur, raro sanctificantur”. Ma come tutti gli intellettuali cosmopoliti, Bruno portava con sé un pezzo della sua terra, di Nola, del Vesuvio. In pochi altri casi della storia del pensiero, autobiografia e riflessione appaiono così strettamente intrecciate. La sua città era famosa nell’antichità, ha continuato Sironi, per aver resistito nel 216 a.C. all’assedio di Annibale e aveva ottenuto, nel 1528, la libertà dal giogo feudale per aver mantenuto la fedeltà alla casa regnante, schierandosi contro le truppe del Lautrec. Nola è quindi il simbolo di un’aristocrazia non di sangue ma delle opere e delle virtù civili. Bruno – ha concluso Sironi – nel 1588 a Wittemberg, sul verso di un’incisione rappresentante la resistenza di Nola ad Annibale, scrive di suo pugno quello che è stato considerato il paradigma del suo pensiero, il versetto di Ecclesiaste 19: Nihil sub sole novum. In quel momento il filosofo nolano identifica se stesso, il suo pensiero, la sua vita con la città inutilmente assediata, fedele alla parola data. Così egli sarà fedele, sino alla scelta di non abiurare e di salire sul rogo, alla parola data all’umanità intera di ricercare la verità. La dr.ssa Fiorito ha invece articolato la sua relazione su Giordano Bruno autore di teatro, e segnatamente sulla commedia Il Candelaio. La finestra che si apre sul Candelaio – ha detto la Fiorito – mostra un panorama senza pari: il brulichio delle strade, le chiacchiere fitte delle donne sui portoni, grida gioiose e sguaiate, case scure che nascondono i segreti della vita. In alto brilla il sole che riscalda questa città, ma dove i suoi raggi non riescono ad arrivare, ecco nascere le storie di bassezza e di povertà. E’ in questi angoli bui che Bruno si aggira, è lì che lascia vivere e parlare il suo popolino. Sciocchi e furbi, buoni e cattivi: i suoi personaggi non conoscono livelli intermedi. L’Autore decide dei loro destini e non sempre li salva dal gorgo inesorabile della vita. Da questa immensa accozzaglia umana pochi emergono: solo i più umili, ma i più astuti conoscono bene le luci e le ombre di questi vicoli. E’ la Napoli del Cinquecento, di cui Bruno aveva impresso nella mente ogni più piccolo particolare. E con gli occhi del Nolano ci si accosta a questo mondo e dalle pagine del Candelaio ci si trova proiettati nelle esigenze di gente comune, che cammina nelle vie durante una notte senza luna. Certo questa descrizione che ne ha fatto Marzia Fiorito ha richiamato nell’uditorio l’ambiente più autenticamente partenopeo della Filomena di Eduardo de Filippo. La parola, attesa, è passata al prof. Francesco Iaccarino che ha rivendicato con forza e con argomentazioni profonde, il valore universale dell’opera e della vita di Giordano Bruno, in polemica con quanti, ieri ed oggi riducono la prima ad un confuso sincretismo e la seconda all’inutile esibizione di un uomo moralmente discutibile, blasfemo, apostata, eretico impenitente e pertinace. La filosofia nolana secondo il relatore, attinge dalla tradizione filosofica, una serie di suggestioni e motivi che ripensa poi in modi e forme personali e originali. Fra tutti il tema dell’Infinito, svolto da Bruno in senso cosmologico, metafisico ed etico, specialmente nei Dialoghi Italiani pubblicati in Inghilterra. In essi il filosofo afferma che: l’universo è infinito “Cossì conoscemo tante stelle, tanti astri, tanti numi che son quelle centinaia de migliaia, ch’assistono al ministerio e contemplazione del primo, universale, efficiente”; l’infinito è dentro di noi” Ed abbiamo dottrina di non ricercare la divinità rimossa da noi, se L’abbiamo appresso, anzi di dentro, più che noi medesimi siamo dentro a noi”; l’infinito è assoluta unità “E’ dunque l’universo uno, infinito, inmobile. Una dico è la possibilità assoluta, uno l’atto, una la forma o anima, una la materia o corpo, una la cosa, uno lo ente…” Dell’infinito Bruno fu poeta e amante “Mi sono seduto all’ombra di Colui che desideravo” con una tensione che ha la profondità e la sincerità della religione. Religione della libertà per la quale non si piegò davanti all’Inquisizione, accettando di morire martire e volentieri. Da quattrocento anni Giordano Bruno parla a quanti, in tutto il mondo intendono il linguaggio della Libertà, ha concluso, applauditissimo, il prof. Francesco Iaccarino. Sono state di valido supporto all’oratore gli intermezzi di letture bruniane effettuate dalle studentesse liceali Cristina Cesareo, Marianna Conte, Miria Amalia di Costanzo e Claudia Mariani. Dopo un intermezzo di riposo da tutti meritato, il dibattito che ne è seguito ha visto emergere il contributo scientifico della prof. ssa Angiola Maggi, presidente del Circolo Sadul. Fra i tanti convegni che si sono organizzati in Italia per i quattrocento anni dalla morte atroce del filosofo Giordano (al secolo: Filippo) Bruno, quello proposto dal Centro di Ricerche Storiche d’Ambra è stato, probabilmente, fra i più intensamente vissuti. Un fatto è risaltato agli occhi di tutti: durante le relazioni il silenzio era assoluto, evidenza di una partecipazione spirituale profonda. L’avv. Nino d’Ambra ci ha promesso un analogo ed interessante convegno, fra non molto, sulla figura e sulle opere di Charles R. Darwin ed una probabile escursione alle Isole Galapagos, dove lo scienziato inglese ebbe la felice intuizione della teoria dell’evoluzionismo. Anna Maria Sepe.
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Ultimo aggiornamento Domenica 22 Marzo 2009 18:10 |