Italia: Gaetano Cusati un abile generista
Gaetano Cusati (? - Napoli 1720) è citato dal De Dominici, che gli dedica un certo spazio parlando di Giovan Battista Ruoppolo, ricordando che ebbe un fratello Gerolamo, anch’egli pittore e che entrambi morirono nel 1720. Il biografo riferisce che “fu anche pittore di figure” e realizzò quadri grandi.
Egli stesso sarebbe dunque l’artefice delle figure e dei paesaggi che talora appesantiscono le sue nature morte. Egli fu influenzato sia dai modi pittorici di Giovan Battista Ruoppolo, di cui fu allievo, probabilmente tra l’ottavo ed il nono decennio, che dal ricercato decorativismo di Abraham Brueghel, “facendo un misto di tutte e due le maniere”. Si dedicò anche all’affresco nella dimora del duca di Laurenzano a Piedimonte d’Alife, grazie ad una presentazione del De Dominici in persona. Nelle sue tele più antiche, quali quelle conservate nel museo di San Martino, il Cusati recepisce le novità compositive e formali, di fastosità pienamente barocca, che cominciavano ad essere di moda a Napoli negli ultimi decenni del secolo, mentre agli anni della piena maturità appartengono quei dipinti caratterizzati da un’esecuzione più rapida e briosa, segnati da una predilezione per i fondali macchiati di vaga ispirazione neo veneta e da una resa più rigogliosa ed esuberante dei naturalia. I suoi modi pittorici settecenteschi sono costantemente ispirati dal gaio e variopinto pittoricismo dell’ultimo Giordano, che influenzò gran parte della pittura di genere napoletana, recepito pienamente non solo dal Cusati, ma anche dal Casissa, dal Malinconico e dal Lopez. Non abbiamo tracce del soggiorno a Palermo, dove secondo il racconto del De Dominici, guadagnò molti soldi, ma contrasse il vizio del gioco, che lo condusse alla rovina, mentre sappiamo che a metà del secondo decennio lavora in Basilicata a Maratea, dove ci lascia l’unico suo ciclo a carattere devozionale nel 1715 a conferma di quanto riferitoci dalle fonti di abile esecutore di figure. Egli fu pittore di pesci e di fiori dal rapido piglio decorativo, congiunto ad una sciolta facilità di mano. Si espresse con uno stile barocco fresco e guizzante. La mancanza di date e di documenti rende difficile definire con precisione una cronologia del suo percorso. I suoi dipinti sono conservati nei musei napoletani: Pesci al Correale di Sorrento, erroneamente segnalato nel vecchio catalogo come opera della pittrice Colomba Guardi, dalle stesse iniziali, mentre a San Martino sono esposte numerose tele siglate con vasi di fiori, frutta, animali e sfondi di paesaggio. Non è rara la comparsa di suoi quadri siglati nelle aste e sul mercato antiquariale che vanno ad accrescere il suo già discreto corpus. Il fratello Gerolamo Cusati (? - Napoli 1720) ci è noto unicamente per la citazione del De Dominici: “fece anch’egli di frutti e fiori, ma si applicò poi tutto a questi, lasciando quelli, per non avervi troppa attività o inclinazione per farli” . Probabilmente, le stesse iniziali del fratello, non ci hanno permesso fino ad ora di identificare alcun suo lavoro. Sappiamo anche che Gerolamo fu abile attore di teatro nelle parti di comico, a conferma di un amore per il palcoscenico che contagiò grandi pittori napoletani da Salvator Rosa al Belvedere in un periodo in cui Andrea Perrucci dava alle stampe il suo celebre trattato dell’Arte rappresentativa premeditata ed all’improvviso. Nella tela del museo di San Martino Uva (tav. 1), siglata GC, dal facile piglio decorativo, congiunto alla più sciolta felicità di esecuzione, è rappresentata della splendida frutta con in primo piano della deliziosa una cornicella, specialità oramai rara anche nelle campagne napoletane. Palpabile l’influsso sia di Giovan Battista Ruoppolo che del Brueghel, dei quali, come ci rammenta il De Dominici “fece un misto di tutte e due le maniere”. Nella stesura libera e franca della composizione si respira un’aria gioiosa, preludio del rococò ed un colorismo lucente, che manifesta il Cusati quale brillante assimilatore della tavolozza di Luca Giordano. Nei Pesci(fig. 1) siglato, del museo Correale ci sembra di rivedere gli ultimi esempi dei Ruoppolo e dei Recco tramutati in un felice linguaggio di un barocchetto fresco e guizzante. La tela, per un’infelice interpretazione della sigla, fu attribuita dal Morazzoni nel catalogo del museo a Colomba Guardi. Alla recente mostra ritorno al Barocco è stata presentata una natura morta con Pesci, crostacei e frutti di mare(tav. 2) che presenta palmari affinità con quella del Correale: identica ambientazione su di uno sperone roccioso ed il medesimo punto di vista ribassato a pelo d’acqua, mentre in preda a visibile agitazione sono le valve dei molluschi attaccate agli scogli. In alto domina la composizione una cesta colma di aragoste e ricci. Mirabile il cromatismo con un alternarsi di rossi ed azzurri lucenti, che scandiscono le diverse specie ittiche rappresentate, dalle alici alle orate, fino ai cocci, alle spigole ed ai saraghi. Un’ulteriore tela di argomento marino, siglata, è transitata da Christie’s ad Amsterdam nel 2006, mentre, dubitativamente possono essere assegnate al Cusati una Natura morta di pesci e molluschi(tav. 3 ) di una raccolta privata, un Pesci e cacciagione(fig. 2) esitato nel 1971 alla Finarte di Milano ed i Pesci (tav. 4) della collezione Molinari Pradelli, attribuiti all’artista dalla Daprà, che sottolineò nella tela le similitudini con quella sorrentina e la stesura libera e franca che, nel superamento dei modi del Ruoppolo, rivela uno spirito decorativo volgente già al rococò. Nel museo di San Martino sono conservate due tele di Fiori e frutta, una(fig. 3) siglata e l’altra(fig. 4 ) con un simpatico cagnolino anche essa certamente autografa. Entrambe sono impregnate da uno spirito decorativo pienamente settecentesco ed hanno come sicuro riferimento, come ebbe ad evidenziare Bologna, la frizzante libertà pittorica del tardo Luca Giordano. Nello stesso museo invece da espungere con certezza gli Ortaggi(fig. 5), citati in tutti i libri come autografi ed esposti anche alla famosa mostra del 1964. Essi sono, in accordo al parere di Spinosa, da attribuire a Giacomo Nani. Nella pinacoteca di Palazzo Reale a Napoli si conservano due nature morte(tav. 5 - 6) di autografia dubbia, soprattutto la seconda, che andrebbe espunta dal catalogo dell’artista. Infine presentiamo l’unica opera datata e l’unica fino ad oggi reperita di carattere devozionale: un’Assunzione della Vergine tra i Santi Francesco d’Assisi e Biagio(fig. 6) conservata nella chiesa del Rosario a Maratea, la quale costituisce la scena centrale di un ciclo decorativo assieme ad altre quattro tele raffiguranti S. Caterina da Bologna, S. Chiara, S. Antonio da Padova e San Giovanni da Capestrano. La Grelle Iusco la riteneva dipendente dai modi solimeneschi, ma di recente Fontana ha sottolineato una marcata dipendenza dai modi del Giordano in particolare nel cromatismo, nel quale si osservano”le iridescenze vibranti della luce che paiono sgranare la materia e il dinamismo che innerva le scene, elementi che, oltre ad avvicinare il Cusati al coevo giordanismo del Ceppaluni e del Cenatiempo si ritrovano anche nella sua più nota pittura di genere”.
Bibliografia
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