Grazie al Sindaco di Forio per la sua risposta |
ForioNews - Cronaca | |||
Scritto da Tina Taliercio | |||
Lunedì 26 Febbraio 2007 11:47 | |||
Grazie al Sindaco di Forio per la sua risposta Eppure a volte farebbe piacere vedersi smentire, verificare che i fatti ci danno torto, dover dire:”Ho commesso un errore di valutazione”. Peccato che accada di rado, troppo di rado, soprattutto in certi ambiti. Lunedì, 12 febbraio 2007 è stata pubblicata su questo quotidiano la mia “Lettera aperta al Sindaco di Forio”, leggibile tuttora su www.wordfly.it che conteneva una serie di amare considerazioni su alcuni persistenti disservizi del Comune di Forio, che ledono i diritti dei cittadini rispetto ad importanti sfere della vita sociale e personale. I cinque punti presi in esame erano: la connessione ADSL, il servizio postale, la raccolta dei rifiuti, le strade e la spiaggia di San Francesco (sul cui stato si riportavano anche due immagini). Anche per chi non avesse letto il citato articolo appare evidente che gli argomenti trattati non erano esattamente del tenore:”Quali tipi di fiori vogliamo mettere nelle aiuole del centro storico?”. Ma tant’è. Il Sindaco di Forio è troppo indaffarato a fare bene il suo lavoro, ed è per questo motivo che non ha trovato il tempo di rispondere.Venerdì, 16 febbraio 2007 è stato pubblicato su “Il Venerdì di Repubblica” un breve articolo di Piero Ottone, nell’ambito della sua rubrica “Vizi & virtù”, che, per benevola ironia della sorte, calza a pennello all’argomento ed ha per titolo: “DEMOCRAZIA È RISPONDERE ALLE LETTERE Riforme? Il vocabolo è diventato una barzelletta: se ne parla sempre, non si fanno mai. Si vede che alle grandi riforme, noi italiani, siamo negati. Chi sa: forse ci manca la fantasia, forse il denaro, Fatto sta che tiriamo avanti alla meno peggio senza riforme, e tutto rimane com'è. Così stando le cose, vorrei proporre per l'anno in corso una riforma piccolissima, una miniriforma. Vorrei che il 2007 fosse l'anno in cui si prende l'abitudine, anche in questo nostro bene amato Paese, di rispondere alle lettere. Attualmente, lo sappiamo, non si risponde. A tutti noi è capitato, in qualche momento di debolezza, di scrivere una lettera a una qualsiasi persona più o meno importante: al titolare di un'istituzione pubblica o privata, a un ministro, a un parlamentare, a un assessore, o al capo dei vigili. Qualche tempo fa, per esempio, ho scritto a un direttore regionale delle Poste, per segnalare un disguido: pensavo che avesse, anche per il mestiere che fa, una certa predisposizione alla corrispondenza, nei due sensi. Di recente ho scritto a un sindaco. Si scrive con innocenza, senza secondi fini, per chiedere un'informazione, per formulare una richiesta. Si scrive, per lo più, a fin di bene. Ebbene: tutto finisce lì. I destinatari di queste nostre lettere (tranne eccezioni rarissime) non danno segno di vita. Non fanno (come si suol dire) una piega. Non reagiscono. Non so che cosa pensano, queste sfingi, quando ricevono la nostra letterina. Forse credono che la abbiamo scritta per ingannare il tempo. Forse credono che siamo grafomani. O, né più né meno, poveri imbecilli (può darsi che lo siamo davvero, se ci illudiamo di ricevere una risposta). Fatto sta che scrivere una lettera è come gettare una pietra nello stagno. La pietra scompare, l'acqua si chiude. Non se ne parla più. Rispondere? Sarebbe, quella che propongo, una riforma piccolissima. Non peserebbe sull'erario. Basterebbe che i destinatari delle lettere dedicassero qualche minuto del loro tempo (e mi pare che ne abbiano tanto a disposizione) per dettare la risposta.Ma l'uso di rispondere, se fosse instaurato, sarebbe pur sempre una rivoluzione nel rapporto fra le persone importanti (ministri, parlamentari, assessori, dirigenti pubblici e privati) e tutti noi, semplici cittadini. Chi sa: magari segnerebbe l'avvento della democrazia, quella vera. Certo sarebbe, più semplicemente, un segno di civiltà.” Escluso purtroppo che io possa avere contatti con il grande giornalista, attualmente in forza al Gruppo “L’Espresso” ed ex direttore, tra l’altro, del Corriere della Sera, né tanto meno che possa “suggerirgli” gli argomenti da trattare, non resta da desumere che l’argomento è molto sentito e tutt’altro che a livello locale. Figuriamoci: se nessuno risponde ad un giornalista del calibro di Ottone, per quale motivo il sindaco di Forio avrebbe dovuto rispondere ad una modesta pubblicista de Il Golfo? Intanto i gravi disservizi proseguono: le strade continuano a peggiorare, anche a causa delle piogge che stanno cadendo (e meno male, per la salute - almeno momentanea - della natura tutta), la connessione ADSL resta in molte zone di Forio un’autentica chimera e le Poste locali continuano ad annaspare. Dopo aver dovuto recuperare la propria posta andando nell’Ufficio di Forio (a causa del mancato, ormai consueto recapito), dove giacevano un bel mucchietto di bollette scadute, fatture varie e l’agognata conferma da parte dell’INPS della messa a disposizione della somma corrispondente all’indennità di disoccupazione, il 7 febbraio 2007 la sottoscritta si è rimessa in fila per riscuotere quanto le spettava; disponibile, a detta dell’INPS, già dal 16 gennaio. Non passano molti minuti prima di sentir dire un’impiegata da uno sportello:”Non ci sono soldi per chi deve riscuotere. Potete solo pagare”. Qualche attimo di legittimo sbigottimento, in cui ti scorrono nella mente mille domande, tutte senza risposta, in cui senti tutto su di te il peso della Questione Meridionale, o temi, a causa di un’invisibile macchina del tempo, di essere tornata a tua insaputa indietro di un secolo. Subito dopo ti sale una rabbia incontenibile e vai a chiedere spiegazioni all’impiegata, la quale, con fare molto infastidito, ti risponde che “…è logico non poter incassare, visto che non ci sono soldi in cassa”. Il fatto di avere in mano un documento che certifica l’esistenza di una determinata somma presso quegli uffici è una fatto che non turba minimamente l’impiegata, che, sempre più irritata, alla mia richiesta di parlare con il direttore, risponde:”Tanto vi (!) dirà le stesse cose”. Ho osato. Sì, l’ho fatto. Ho insistito che volevo sentirmele dire di persona le stesse cose. E, lo confesso, ho dovuto alzare il tono di voce, perché finalmente si alzasse e provvedesse a introdurmi. La direttrice, persona educata e disponibile, dopo avermi ascoltata si è scusata del disservizio e mi ha promesso che sarebbe andata subito a fare la colletta tra le varie casse per racimolare l’importo che mi spettava e consegnarmelo. Dopo alcuni minuti è tornata ed ha ottemperato pienamente al suo dovere. Morale: qui da noi per far rispettare i propri diritti bisogna protestare, alzare la voce ed avere l’energia per combattere. E tutti i vecchietti, che si vedono puntualmente dire che devono tornare l’indomani a riscuotere la loro pensione, perché non ci sono soldi? Che chinano il capo e, rassegnati, stringono la cinghia e attendono l’indomani (che spesso diventa ancora “domani”), per affrontare una nuova fila? È questa l’Europa? È il nostro uno Stato di Diritto? A me sembra sempre più uno Stato di Diritto Negato.
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Ultimo aggiornamento Mercoledì 25 Marzo 2009 17:28 |