Bologna: Trascrizione integrale dell’intervento fatto a braccio dal consigliere regionale fabio Filippi, nel Consiglio regionale straordinario del 14 agosto 2012, inerente la vicenda della coop rossa Terremerse guidata allora da Giovanni Errani, fratello del presidente della regione.
OGGETTO 3065 Comunicazione della Giunta di aggiornamento sulla vicenda Terremerse (Discussione e conclusioni) FILIPPI: Grazie, presidente. Prima di iniziare il mio intervento le rivolgo una richiesta ai sensi dell’articolo 71 del Regolamento, punto 1. Considerato che oggi abbiamo convocato un Consiglio regionale ad hoc per due argomenti importanti, un Consiglio regionale straordinario, credo che i consiglieri, quelli che hanno qualcosa da dire – la sinistra, al di là della solidarietà ad Errani non credo dirà molto – abbiano diritto a parlare per venti minuti. Le chiedo una conferma, trattandosi di un oggetto importante.
PRESIDENTE (Richetti): I tempi della discussione sono già stati ordinati dalla Conferenza dei Capigruppo e prevedono dieci minuti in discussione generale e poi le eventuali conclusioni del Presidente Errani, se lo ritiene. Non terrò conto di questo minuto, quindi ha dieci minuti a disposizione, consigliere.
FILIPPI: Partiamo male, caro presidente, anzi malissimo, soprattutto per il Presidente Errani. Convocare il 14 agosto un Consiglio regionale e non lasciar parlare i consiglieri che hanno qualcosa da dire è secondo me un grave errore politico, specie per il Presidente della Regione. Comunque, entro subito nell’argomento. Nel 2009 presentai una mozione per chiedere all’Aula di parlare di questo argomento. Mi fu proibito dall’allora Presidente Zanca di parlare. Capii, grazie ai sorrisini dei colleghi della sinistra – e vedo che qualcuno ride ancora – che avevo centrato l’argomento. In effetti l’argomento l’ho centrato, e poi entrerò nel vivo del mio discorso. Come ho detto, il Consiglio è stato convocato per discutere due punti, entrambi presi in considerazione dalla magistratura. Evidentemente il mio occhio tecnico non è stato apprezzato da Errani e da Bertelli, ma è stato apprezzato dalla magistratura. Come dicevo, presentai una mozione nella quale, come primo firmatario, chiedevo un Consiglio regionale straordinario, che venne concesso nel novembre del 2009. Su questo argomento abbiamo lavorato molto. Nella seduta del 2009 presentai due documenti che mi erano stati forniti: il permesso di costruire e il certificato di conformità. Io sono un tecnico, dunque ho un po’ di occhio tecnico. Ebbene, vedo innanzitutto un permesso di costruire rilasciato in tempo record: il 25 maggio era stato chiesto, il 17 giugno veniva concesso. Una circostanza eccezionale, che non succede da nessuna parte in Emilia-Romagna, ma evidentemente voi avete un sistema più oliato, che funziona meglio, quindi vi concedono i permessi al volo. Il problema è che il certificato di conformità riporta dei permessi di costruire che non hanno niente a che vedere con quello che mi era stato fornito. Dissi allora all’Aula – Presidente, se mi avesse dato ascolto, così come il sottosegretario Bertelli, avrebbe fatto bene – che uno dei due documenti non era valido, poiché non poteva il certificato di conformità non riportare la prima licenza edilizia, non era successo: o la prima licenza edilizia era stata superata da un progetto completamente diverso oppure il documento era falso. Posi dunque questa questione. La sinistra, naturalmente, rispose con sorrisini, battutine e considerazioni che non riporto qui. Poi, guarda caso, Presidente, i suoi funzionari, forse dietro spinta del suo capo di gabinetto, hanno redatto una relazione e lei viene accusato di falso ideologico per un problema che io sollevai in Aula tre anni fa, un problema tecnico. Mi meraviglio che l’assessore Rabboni e i funzionari dell’assessorato all’agricoltura non abbiano visto che il certificato di conformità non corrispondeva alla licenza edilizia. I vostri funzionari, che hanno lavorato mesi e mesi, non sono in grado di vedere che c’è qualcosa che non funziona? Non capisco, poiché io in due minuti mi sono accorto di questa incongruenza. E i vostri funzionari, che concedono milioni e milioni di euro? Qui non si tratta, caro Presidente Errani, solo di un milione di euro. Lei sa meglio di me che la cooperativa Terremerse è una macchina che ha munto alla Regione Emilia-Romagna milioni e milioni di euro. Nel mio piccolo, con le mie brevi ricerche, ho verificato che questa Regione, l’Europa e le Province hanno dato a Terremerse oltre 3,6 milioni di euro. Presidente, non dica che non ha mai favorito o sfavorito nessuno. Non è vero, non le crede nessuno. Lei ha sempre favorito le cooperative, specie quando il loro nome reca la parola “terre”. Parliamo di Terremerse, ma anche di Granterre – ho presentato un’interpellanza all’assessore – che lei conosce meglio di me. Granterre è una cooperativa proprietaria di una Spa che in poco tempo ha ricevuto 4,8 milioni di euro di contributi. Il problema, Presidente, è sempre lo stesso. La torta è questa, ma se lei ne dà tre quarti alle cooperative, è chiaro che per i contadini non resta niente. La nostra agricoltura, caro Presidente, non la portano avanti le cooperative, ma gli agricoltori. Sono gli agricoltori che vivono nell’azienda, sono loro che amano il territorio. I presidenti di cooperative e i funzionari che voi finanziate non dormono nell’azienda, non lavorano nell’azienda. Il contadino dorme nell’azienda, si alza di notte, cura l’azienda, inventa. Il prosciutto di Parma, il parmigiano reggiano, il culatello di Zibello, la coppa piacentina sono tutte idee dei nostri contadini. Le vostre cooperative non inventano un bel niente, sono macchine da soldi. Questa Regione – l’ho già detto e lo ripeto – deve invertire la rotta. Dobbiamo smetterla, dovete smetterla di finanziare i progetti di filiera. State rovinando l’agricoltura in Emilia-Romagna. Chi ama la terra e chi vive sul territorio sono i contadini. Sono loro che curano il territorio, non Terremerse e nemmeno Granterre: queste sono delle Spa, non hanno niente a che vedere con chi lavora la terra. Mi sembra che il concetto sia chiaro. Io non ho aziende agricole e non ho neanche parenti agricoltori, quindi non ho nessun interesse, però amo la mia regione e il mio territorio. Io ho lavorato con i contadini e so che sono persone intelligenti, persone che capiscono. Non sono dei coglioni, sono dei poveri; poveri sì, ma coglioni no. Sono dei poveri perché lavorano...
PRESIDENTE (Richetti): Consigliere, il linguaggio che usiamo qui dentro è riconosciuto da tutti.
FILIPPI: Molti di loro non riescono ad arrivare a fine mese perché lavorano tanto e guadagnano poco; hanno bisogno di contributi. Quando un agricoltore chiede 10.000 euro per fare la concimaia, la Regione Emilia-Romagna risponde che non ha i soldi, mentre alle varie cooperative date milioni di euro. Questo atteggiamento è immorale, caro Presidente Errani. Sempre nel mio intervento del 2009 – mi dico da solo che evidentemente ho delle capacità – e sempre mostrando i documenti, le dissi, Presidente, che se la cooperativa Terremerse riceve un milione di euro e firma l’atto notorio (tutti, quando ricevono un contributo, firmano l’atto notorio nel quale dichiarano che per dieci anni si tengono il bene) ma cede il bene dopo due, tre, quattro mesi, Terremerse gode del milione di euro per tre mesi, ma gli altri 970.000 euro li restituisce alla Regione Emilia-Romagna. Mi fu risposto che non era assolutamente vero. Nell’ottobre del 2010 presento allora un’interpellanza alla quale l’assessore Rabboni risponde (la leggo, come ha fatto lei in questa circostanza, Presidente, sebbene stranamente, perché lei non legge mai): «La Giunta regionale – non Rabboni – non reputa necessario attivarsi per il recupero del contributo concesso, poiché non sussistono allo stato attuale – siamo nel marzo del 2011 – i presupposti normativi per agire in tal senso», cioè per chiedere indietro a Terremerse il milione di euro. Come mai uno o due mesi fa vi è venuto in mente di chiederlo indietro? Io ve l’ho detto tre anni fa e forse, Presidente, se lei avesse dato retta al buon Filippi avrebbe meno problemi con la giustizia. Tornando alle licenze, io sollevai dunque questo il problema. Dopodiché questo stesso permesso è stato corretto, probabilmente da un tecnico comunale. È difficile che un tecnico comunale corregga una licenza; lo fa se il sindaco o qualcuno molto importante lo spinge a farlo, perché diversamente avrebbe paura. Infatti, il tecnico dichiarò al Giornale: “Ho preso uno spaghetto”, cioè “ho avuto paura”, quindi ho corretto il documento. Uno ha paura quando fa qualcosa che non è morale. Io non ho paura di quello che dico, perché, anche se potrei sbagliarmi, so che dico il vero e so che lo dico nell’interesse dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Quel tecnico ha preso uno spaghetto, perché sa che ha fatto qualcosa che non andava fattao. Adesso mi risulta che forse qualcuno del Comune di Imola è stato promosso per questi atti illeggittimi, ma non si agisce così. Non si correggono i documenti. Evidentemente sono tanti, troppi i punti che in questa vicenda di Terremerse non sono chiari. Questi punti devono essere chiariti, poiché non si può andare avanti finanziando solo un certo gruppo economico di potere, insomma togliere i soldi ai contadini per darli ad altri. Come ho già detto, resto garantista fino alla fine, fino alla condanna definitiva, ma dico anche che la Procura di Bologna non ha commesso nessun errore, come invece sostiene il suo avvocato, nel chiedere il rinvio a giudizio. L’errore lo ha commesso la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna nell’essere troppo facilona. Eravate convinti di restare impuniti. Siete troppo sicuri di voi stessi, siete arroganti, non ci date i documenti. Ho chiesto per iscritto – e Bertelli volge lo sguardo verso il basso – dieci volte il collaudo statico, ma non me lo avete dato. Ho dovuto chiederlo a un consigliere comunale di nome Carapia. Ebbene, non è scritto nel certificato che si collauda uno stabilimento vinicolo, ma una tettoia. L’ingegnere, e io l’ho fatto...
PRESIDENTE (Richetti): Deve concludere, consigliere.
FILIPPI: Sì, concludo. L’ingegnere aveva paura a collaudare quello che non c’era, quindi nel certificato di collaudo ha scritto di collaudare una tettoia, cioè un tetto con quattro pilastri. Nel 2007, quindi, non era finito un bel niente. Inoltre, i certificati di collaudo per legge riportano la marca da bollo e i Comuni li protocollano. Ebbene, il Comune di Imola non ha messo il numero di protocollo. Il Comune di Ramiseto, che ha mille abitanti, o il Comune di Ligonchio, che ne ha 800, appongono sui documenti data e numero di protocollo. Il Comune di Imola non ha scritto il numero di protocollo e non ha chiesto al tecnico la marca da bollo. Sono cose inaccettabili nel 2008. Secondo me, di elementi che non vanno, in questa cooperativa Terremerse, ce ne sono tanti, forse troppi. Se ascolta in parte quello che io le dico, Presidente, la smette di finanziare i progetti di filiera e fa le cose giuste, quindi dà i finanziamenti agli agricoltori, che sono quelli che tengono in mano piedi la nostra economia, non solo starà meglio lei, non solo andrà meglio l’economia dell’Emilia-Romagna, ma staremo meglio tutti. Grazie, presidente. OGGETTO 3066
Comunicazione della Giunta sulla situazione delle zone terremotate in relazione alla ricostruzione (Discussione e conclusioni) (Risoluzione ogg. 2828 Discussione, dichiarazioni di voto e approvazione) (Risoluzione ogg. 2888 Discussione, dichiarazioni di voto e reiezione) (Mozione ogg. 2891 Discussione, dichiarazioni di voto e reiezione) (Risoluzione ogg. 2939 Discussione, dichiarazioni di voto e approvazione) (Risoluzione ogg. 2997 Discussione, dichiarazioni di voto e approvazione (Risoluzione ogg. 3086 Discussione, dichiarazioni di voto e reiezione) (Risoluzione ogg. 3087 Discussione, dichiarazioni di voto e reiezione)
FILIPPI: Grazie, presidente. Torno a esprimere la mia solidarietà alle popolazioni terremotate. Ringrazio nuovamente la Protezione civile, le Forze dell’ordine, tutti coloro che stanno lavorando per il terremoto, quindi anche i consiglieri regionali, la Giunta regionale, che si sta impegnando in questo momento di grave difficoltà per la popolazione, i sindaci, i consiglieri comunali, tutti coloro che sono impegnati per il sisma e vivono nelle zone terremotate. Entrando nel merito di alcune osservazioni e andando subito al concreto, come diceva la collega Palma Costi, mi pare che lei, presidente, in qualità di Commissario, abbia dichiarato che non commetterà gli stessi errori che ha commesso Berlusconi a L’Aquila. A tal fine le ricordo che il decreto-legge sull’Abruzzo del Governo Berlusconi scriveva testualmente all’articolo 3 le seguenti parole: «Art. 3 (Ricostruzione e riparazione delle abitazioni private e di immobili ad uso non abitativo; indennizzi a favore delle imprese). 1. Per soccorrere le esigenze delle popolazioni colpite dal sisma del 6 aprile 2009 sono disposti: a) la concessione di contributi, anche con le modalità del credito di imposta, e di finanziamenti agevolati, garantiti dallo Stato, per la ricostruzione o riparazione di immobili adibiti ad abitazione principale distrutti o dichiarati inagibili ovvero per l’acquisto di nuove abitazioni sostitutive dell’abitazione principale distrutta. Il contributo di cui alla presente lettera è determinato in ogni caso in modo tale da coprire integralmente le spese occorrenti per la riparazione, la ricostruzione o l’acquisto di un immobile equivalente». Ripeto, coprire integralmente le spese. L’articolo 3 del decreto-legge del Governo Monti, invece, la cui fiducia è stata votata la scorsa settimana dalla Camera dei deputati, recita testualmente: «Art. 3 (Ricostruzione e riparazione delle abitazioni private e di immobili ad uso non abitativo; contributi a favore delle imprese; disposizioni di semplificazione procedimentale). 1. Per soddisfare le esigenze delle popolazioni colpite dal sisma del 20 e del 29 maggio 2012 nei territori di cui all’articolo 1, i Presidenti delle Regioni di cui al comma 2 del medesimo articolo, d’intesa fra loro, stabiliscono, con propri provvedimenti adottati in coerenza con i criteri stabiliti con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui all’articolo 2, comma 2, sulla base dei danni effettivamente verificatisi, priorità, modalità e percentuali entro le quali possono essere concessi contributi nel limite delle risorse allo scopo finalizzate». Insomma, è un linguaggio molto burocratese per dire: vi diamo quello che possiamo! Secondo me la differenza è notevole, perché da una parte abbiamo la copertura al 100 per cento per la prima casa e all’80 per cento per la seconda casa, dall’altra abbiamo una discrezionalità data al Commissario straordinario della Regione. Francamente se io fossi un terremotato, un cittadino che ha subìto un danno a occhi chiusi sceglierei sicuramente il vecchio decreto-legge sull’Abruzzo piuttosto che un decreto-legge che dà discrezionalità e non garantisce niente. Secondo me c’è un abisso. Ne discuteremo comunque fra qualche anno quando vedremo quello che saremo tutti assieme riusciti a fare perché il terremoto non è né di destra né di sinistra né di centro. Ricordo inoltre che da tali risorse nel decreto-legge sulla spending review sono già stati sottratti 450 milioni di euro per il 2013 e 450 milioni di euro per il 2014, sostanzialmente dimezzando i due miliardi che erano già stati stanziati per l’emergenza. Quindi i due miliardi sono diventati uno. Nel contempo, è stata notevolmente ampliata la platea di coloro che godranno della sospensione degli adempimenti tributari e fiscali a tutti i cittadini delle città di Ferrara e Mantova, per un totale di 180.000 abitanti, con la clausola che però andranno a concorrere sui fondi già stanziati. Quindi si prelevano dalla stessa torta. In sostanza, otterranno benefici decine di migliaia di persone, alcune delle quali forse non sono state nemmeno toccate dal terremoto, ciò a scapito dei comuni più colpiti dal sisma del modenese, del reggiano e del ferrarese. Il comma 2 dell’articolo 3-bis del decreto-legge sulla spending review, che riguarda i famosi sei miliardi di euro della Cassa depositi e prestiti, recita testualmente: «In caso di accesso ai finanziamenti agevolati accordati dalle banche ai sensi del presente articolo, in capo al beneficiario del finanziamento matura un credito di imposta, fruibile esclusivamente in compensazione – viene utilizzato un linguaggio molto burocratese, ‘un credito di imposta fruibile esclusivamente in compensazione’ –, in misura pari, per ciascuna scadenza di rimborso, all’importo ottenuto sommando alla sorte capitale gli interessi dovuti – viene adoperato un linguaggio proprio alla Monti, da banchiere. Le modalità di fruizione del credito di imposta sono stabilite con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate nel limite dell’autorizzazione di spesa di cui al comma 6 [...]». Al comma 6 viene autorizzata una spesa massima di 450 milioni di euro all’anno. A decorrere dal prossimo anno le risorse che abbiamo visto prima sono già state messe e già stanziate nei fondi per l’emergenza. Quindi, prima vengono messe nei fondi e adesso vengono prelevate dai fondi. Il comma 5 sempre dell’articolo 3-bis recita: «Con apposito protocollo di intesa tra il Ministro dell’economia e delle finanze e i Presidenti delle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sono definiti i criteri e le modalità attuativi del presente articolo [...]». Quindi, è assolutamente necessario che tale norma venga modificata, presidente, scrivendo chiaramente che lo Stato si fa carico del pagamento delle rate, uscendo dall’equivoco determinato dalla definizione che il beneficiario matura un credito di imposta fruibile esclusivamente in compensazione. È un linguaggio burocratese. A mio avviso, alla fine tantissimi rimarranno fregati, ovverosia rimarranno senza soldi. Credo sarebbe stato più chiaro dire: paghiamo i danni per il terremoto. No, qui c’è compensazione, credito fruibile, insomma c’è un linguaggio che purtroppo è da bancari. I danni sinora stimati sono altissimi: ammontano a circa tredici miliardi di euro, forse qualcosa di più. Pertanto, e lo dico alla Giunta, invece di fare del trionfalismo è necessario incalzare maggiormente il Governo Monti perché garantisca realmente le risorse necessarie per la ricostruzione, perché per adesso non mi pare che siano garantite. Presidente, lei ha fatto molto bene a darsi da fare, ma deve darsi da fare di più. Poi a risultati conseguiti diremo se veramente lei sarà stato, come ha detto la consigliera Palma Costi, capace e credibile. Aspetteremo dopo. Noi non vorremmo, presidente, che le risorse, come al solito, concetto che hanno già ribadito i rappresentanti della Lega ma che intendo ripetere anch’io, ci siano sempre in abbondanza per i terremoti del Sud – basti pensare che il terremoto dell’Irpinia ci è costato oltre 70 miliardi di euro – e non ci siano per i terremotati dell’Emilia-Romagna. Il problema è quello: quando succede qualcosa in Emilia le risorse ci sono tramite compensazione di crediti fruibili, tramite crediti di imposta, cioè tramite cose su cui le dico in verità mi trovo in difficoltà. Per l’Abruzzo è stato approvato un decreto che molto chiaramente diceva che venivano coperte al 100 per cento le abitazioni primarie e all’80 per cento le abitazioni secondarie. Adesso per l’Emilia-Romagna si approva un decreto che parla di un limite di 450 milioni di euro. Ci sono troppi paletti. Vengo adesso ad un problema concreto, presidente, quello delle imprese. Le imprese vogliono soldi veri. Le imprese hanno bisogno di soldi, hanno bisogno di toccarli, non hanno bisogno di crediti di imposta, di promesse o di altre bazzecole, che poi non sappiamo se ci saranno o meno. Le nostre imprese, presidente, sono quelle che tengono su il PIL della nostra regione. Non possiamo e non potete fare passi sbagliati. Passi sbagliati, a mio avviso, ne abbiamo già fatti alcuni, come, presidente, quando lei ha favorito troppo in fretta la delocalizzazione di alcune aziende, aziende che adesso potrebbero rimanere fuori da questi territori. Questo sarebbe un grave danno per il territorio colpito dal sisma, sarebbe un grave danno per tutti. Dunque, le aziende delocalizzate vanno incoraggiate perché tornino immediatamente nel territorio; altrimenti, impoveriamo territori già colpiti da un terremoto. In ultimo, e mi spiace che non sia presente l’assessore alla sanità, desidero porre alla vostra attenzione un caso particolare che si è verificato a Reggio Emilia, dove il responsabile del Servizio veterinario dell’Azienda Usl ha dato l’ordine... Ecco qua l’assessore. Ho anche presentato un’interrogazione al riguardo, assessore Lusenti, perché la vicenda mi sembra un po’ bizzarra. Dicevo, il responsabile del Servizio veterinario dell’Azienda Usl ha vietato a tutti i veterinari di entrare in qualunque immobile delle zone colpite dal terremoto, bloccando così le attività. Questo provvedimento ha causato danni incredibili alla macellazione e ad alcune aziende. Ci vuole anche un po’ di coraggio in questi casi. Se un’azienda non ha problemi lasciamo entrare i veterinari, macelliamo le carni, mettiamo il timbro. Non possiamo fermare l’economia. Nello stesso tempo, in questo modo si favoriscono le aziende abusive, quelle che lavorano in nero, perché loro hanno i timbri falsi, hanno tutte le cose false, quindi non hanno problemi. A mio giudizio, non bisogna essere troppo legati alla burocrazia. Dobbiamo cercare di far tornare le aziende il prima possibile nei territori, i territori devono tornare alla normalità. Dobbiamo lavorare tutti assieme perché ciò avvenga il prima possibile. Grazie.
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