Energia nucleare: sogno o incubo ? |
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NapoliNews - Cronaca | |||
Scritto da Achille Della Ragione | |||
Lunedì 30 Giugno 2008 12:47 | |||
Energia nucleare: sogno o incubo ? Una straordinaria opportunità per la nostra economia Nel corso della conversazione mi ha molto colpito la reale quantità delle scorie da smaltire: la Francia che possiede circa 60 centrali(che equivalgono a circa il 40% delle centrali nucleari europee) deve trovare dove collocare ogni anno circa 150 metri cubi di materiale radioattivo. Ho subito pensato alla mia piscina di Ischia che è di oltre 300 metri cubi, potrei offrirmi per risolvere il problema.... Ma veniamo all'intervista: 1) Molti scienziati contrari al nucleare affermano che da tempo non si costruiscono più centrali. Quale è il vero motivo? All’inizio del 2007 erano circa 30 le nuove centrali in costruzione nel mondo , di cui più della metà in Asia (18) e 7 in Russia. I Paesi occidentali, per motivi di opinione pubblica, preferiscono da tempo estendere la vita delle centrali esistenti anziché lanciare nuovi ordini, il che ha portato a coprire il fabbisogno di potenza installata addizionale con centrali a gas, olio combustibile e carbone. Qualcosa però sta cambiando per effetto del prezzo del petrolio (ben oltre 100 $ al barile) e di una opinione pubblica sempre più consapevole dei danni ambientali derivanti dall’uso dei combustibili fossili. In Europa, in particolare, la Finlandia ha lanciato qualche anno fa la costruzione della centrale di Olkiluoto che dovrebbe entrare in funzione,dopo alcuni ritardi rispetto alla data prevista del 2009, verso la metà del 2011. 2) Il problema delle scorie radioattive è veramente tanto importante? 3) Le centrali nucleari richiedono sostanze come l'uranio che si trova solo in alcune nazioni, non rischiamo di passare dalla dipendenza da alcuni Stati ad una dipendenza da altri? E’ chiaro che il problema dell’approvvigionamento di materie prime per la produzione di un bene essenziale come l’energia elettrica sarà sempre il motore di interessi enormi e tali da generare guerre ed altre sciagure planetarie. In questo senso non si deve pensare al nucleare da fissione – così come altre fonti non rinnovabili - come alla soluzione di riferimento del problema energetico. In assenza di una forma di produzione di energia elettrica che permetta ad ogni Utente di avere accesso diretto alle materie prime ed alle tecnologie necessarie, e’ scellerato puntare – come stiamo facendo oggi con il petrolio - su una sola fonte, specie se altamente inquinante come gli idrocarburi. Anziché impugnare argomenti dogmatici (quasi religiosi) a riguardo di questa o quella forma di produzione, occorre diversificare il più possibile il nostro “portafoglio” energetico e, nel frattempo, investire in ricerca e sviluppo per trovare soluzioni adeguate di lungo respiro. Solare ed eolico devono dare un contributo ma sono ancora troppo lontane dal soddisfare i fabbisogni energetici di qualsiasi Paese industrializzato. Un’altra possibilità è la fusione nucleare che costituisce una nuova forma di produzione di energia elettrica tramite reazioni nucleari che hanno il vantaggio di non produrre scorie ad alta attività ma solo radio attività di basso livello facilmente smaltibile. Inoltre, e soprattutto, permette di usare solo acqua e litio il cui approvvigionamento non pone problemi ad alcun Paese. 4) L'Europa partecipa ad un progetto che rappresenta la sfida del secolo: la fusione nucleare. Può dirci qualcosa su questo progetto? Come accennato, la fusione nucleare e’ una possibile risposta di lungo respiro alla richiesta di energia “pulita” in quanto non produce gas ad effetto serra, ne’ scorie ad alta attivazione, non comporta rischi di proliferazione nucleare e garantisce accesso alle materie prime necessarie per la produzione di elettricità a qualsiasi Paese del mondo. Per dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica della fusione come fonte energetica, l’Europa – attraverso la Comunità Euratom – partecipa assieme a Russia, USA, Giappone, Korea, Cina ed India alla realizzazione del progetto ITER nei pressi di Aix En Provence in Francia. Una volta in funzione, ITER sarà il più grande esperimento per la produzione di energia da fusione al mondo e rappresenterà la tappa fondamentale di un percorso che punta ad arrivare alla generazione di energia elettrica “in rete” verso la metà di questo secolo. ITER e’ una sfida scientifica e tecnologica straordinaria; alla Direzione Generale del progetto e’ il Dr Ikeda (Giappone) e la sua coordinazione scientifica e’ assegnata al tedesco Dr Holtkamp. 5) Quando si prevede che possa essere attuato e dove sarà localizzato il primo impianto? ITER dovrebbe accendere il suo primo plasma - che rappresenta la fornace dove avverranno le reazioni di fusione nucleare - nel 2018. Dopo questa tappa fondamentale e, soprattutto, dopo aver ottimizzato il processo di controllo degli scenari operativi, la comunità scientifica sarà pronta ad intraprendere il passo successivo, e cioè la costruzione di DEMO che dovrà dimostrare la maturità tecnologica dei futuri reattori a fusione 6) Come si sta organizzando l’Europa per partecipare al progetto ITER? Tra i sette partners internazionali citati sopra, l’Europa rappresenta l’ “azionariato di maggioranza” del progetto a cui dovrà fornire componenti e servizi per circa il 50% del costo totale di ITER (che e’ di circa 3 miliardi di Euro). Per far ciò, la Commissione dell’Unione Europea ha istituito recentemente l’Organizzazione per lo Sviluppo della Fusione (Fusion For Energy) presso Barcellona che ha l’incarico di finanziare e coordinare la realizzazione delle forniture europee al progetto ITER. Il Direttore dell’Organizzazione Fusion For Energy e’ il Dr Gambier (Francia) che verrà coadiuvato nei prossimi 10 anni da circa 200 professionisti tra scienziati ed ingegneri provenienti da tutti i Paesi dell’Unione Europea e con competenze di eccellenza in svariate aree scientifiche e tecnologiche.
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Ultimo aggiornamento Mercoledì 11 Marzo 2009 22:04 |