Questioni di cuore da dimenticare Stampa
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NapoliNews - Tempo Libero
Scritto da Achille Della Ragione   
Giovedì 16 Luglio 2009 18:46

Questioni di cuore da dimenticare

Se si vuole palpare con mano la crisi di idee e di contenuti del cinema italiano, il quale sopravvive solo e soltanto grazie allo spreco dei generosi finanziamenti dello Stato, basta  guardare Questioni di cuore di Francesca Archibugi, un film noioso, scontato, prolisso e soprattutto inutile.

Una storia apparentemente originale: l’incontro in una unità coronarica di due personaggi molto diversi, uno sceneggiatore ed un meccanico, che finiscono per diventare amici per la pelle, fino a quando, per il riacutizzarsi della patologia cardiaca, uno dei due passa a miglior vita.
A fare da corona ai due interpreti Antonio Albanese ed un imbruttito(per esigenze di copione) Kim Rossi Stuart, alcuni nomi di spicco del nostro cinema impegnati in brevi cammei, giusto per arrotondare i guadagni: da Stefania Sandrelli a Carlo Verdone ed uno straripante Paolo Villaggio, indicato nei titoli di testa come attore ed in scena complessivamente per meno di un minuto.
Nella  pellicola vi è un glorificazione dell’amicizia, un sentimento importante, oggi che anche la famiglia è entrata in crisi e si mette in risalto l’aumento della solitudine, che attanaglia gli abitanti delle grandi metropoli, ignoti spesso agli stessi condomini del palazzo dove vivono. Viviamo ore ed ore davanti agli schermi sempre più grandi delle nostre televisioni e non ci accorgiamo che la vera vita è fuori delle nostre case.
Questioni di cuore è stato girato nelle stesse strade di Roma utilizzate per Accattone di Pasolini ed il finale di Roma città aperta, un cambio di testimone ideale, voluto dalla regista, tra il grande cinema italiano del dopoguerra ed i malinconici prodotti dei nostri giorni.
Il film tra tante incertezze ha però un merito che bisogna riconoscergli: considera la morte un evento naturale, da accettare senza timori, come giusto epilogo della vita ed il protagonista, peraltro credente, non la rifiuta e, gravemente ammalato, si affida nelle sue mani misericordiose.
Achille della Ragione