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NapoliNews - Tempo Libero
Scritto da Achille Della Ragione   
Sabato 14 Marzo 2009 16:41

Verso l’Eden

Un moderno Ulisse alla ricerca di una nuova patria
Un grande regista, Costa Gavras, ed un volto in grado di calamitare l’interesse e la curiosità di una vasta platea, Riccardo Scamarcio, costituiscono una giusta amalgama per raccontare in maniera ingenua e solare una delle più drammatiche tragedie della modernità: l’esodo biblico di una marea di migranti disperati in rotta verso un Occidente, che li respinge sdegnato e, se li accoglie, li costringe a compromessi ed umiliazioni indegne ed ingiustificate.

Il bello del cinema italiano è alla prima prova impegnativa della sua carriera nelle vesti(ma spesso anche nudo per la gioia del pubblico femminile) di uno dei tanti migranti alla ricerca di un luogo dove radicarsi, lavorare e vivere dignitosamente.
Il film comincia in un’atmosfera cupa intrisa di violenza, con giganteschi barconi colmi di uomini, donne e bambini, che hanno pagato una cifra spropositata a novelli negrieri per essere traghettati dall’inferno delle loro terre native verso un improbabile Eden, sempre più bellicoso verso chi viene da lontano. Si stracciano i documenti per troncare ogni rapporto con il passato e si è costretti a raggiungere a nuoto la riva sotto i colpi delle motovedette della guardia costiera.
Elias naufraga in un campo di nudisti e da allora il clima della pellicola diventa leggero, con corpi mozzafiato di fanciulle nude tra le onde ed una serie di difficoltà crescenti superate dal nostro eroe per il suo bell’aspetto e per la fortuita circostanza di incontrare sul suo cammino signore d’annata vogliose e pederasti gentili quanto  bavosi.
Nel grande albergo dove occasionalmente approdano quei  pochi poveracci che riescono a superare indenni la furia del mare, si organizzano poco credibili battute di caccia alla ricerca degli intrusi, con la collaborazione dei clienti armati di torce elettriche e pettorine, una patetica e premonitrice caricatura delle ronde nostrane.
La meta da raggiungere è Parigi, un luogo simbolico patria dell’Illuminismo, oggi abitata da scorbutici ed imbolsiti abitanti, riottosi verso gli estranei  e timorosi di ogni novità, inconsciamente consapevoli che la storia è una staffetta nella quale la fiaccola del progresso è destinata inesorabilmente a passare dai popoli infiacchiti e decadenti a quelli giovani e baldanzosi, che possiedono rabbia ed energia per portare il mondo verso nuovi traguardi.

 

Ultimo aggiornamento Sabato 14 Marzo 2009 17:03