La piaghetta, cosa è, come si cura
La cervicite cronica erosiva (infiammazione di vecchia data del collo dell’utero) è volgarmente conosciuta sotto il nome di piaghetta. Ogni qual volta la donna è affetta da un riscaldamento vaginale trascurato con bruciore, prurito e perdite bianco giallastre, possono crearsi le condizioni favorevoli per il formarsi di una piaghetta sul collo dell’utero, provocata dai germi patogeni per lungo tempo presenti nell’ambiente vaginale.
La migliore profilassi (prevenzione) di questa patologia è perciò costituita dal curare preventivamente ogni infezione vaginale, anche minima, al suo primo apparire, seguendo l’opportuna terapia, che soltanto il ginecologo può prescrivere dopo una visita ed eventualmente uno “striscio”. Una volta instauratasi la piaghetta diventa cronica e non risponde più ad alcuna terapia medica, come candelette, lavande interne, antinfiammatori ecc. La somministrazione di questi farmaci può soltanto mitigare per breve tempo la noiosa sintomatologia costituita da perdite bianche e da dolori al basso ventre accentuati durante i rapporti sessuali. Una volta cronicizzata l’unica terapia risolutiva della piaghetta, che dà luogo ad una guarigione completa, è rappresentata dalla diatermocoagulazione, detta pure causticazione, cioè una terapia di tipo fisico. Prima di procedere alla causticazione è necessario eseguire un pap test per accertarsi che si tratti di una forma benigna ed in alcuni casi anche una coltura del secreto vaginale con antibiogramma, per individuare e debellare preventivamente eventuali germi presenti in vagina. Come pure è opportuno, attraverso la visita ginecologica, escludere la presenza contemporanea di un’annessite, cioè di un’infiammazione delle ovaie, che potrebbe essere riacutizzata dalla causticazione. Il piccolo intervento viene eseguito tranquillamente in ambiente ambulatoriale e non richiede anestesia, perché il tessuto su cui si agisce è privo di nervi conduttori del calore e del dolore. Al massimo a qualche paziente particolarmente ansiosa può essere opportuna un’endovena di tranquillante allo scopo di creare delle condizioni di rilassamento, per evitare che interpretino come dolore le normali manovre della visita e l’introduzione dello speculum. La causticazione si esegue preferibilmente nei giorni successivi alle mestruazioni per far sì che la completa cicatrizzazione avvenga prima del successivo flusso. Nei giorni successivi si avranno perdite abbondanti bianche e brunastre e si potrà avere anche una piccola perdita di sangue dopo 10 – 15 giorni per la caduta dell’escara(crosticina che si forma sul punto della guarigione). Attraverso la diatermocoagulazione viene distrutta la parte ammalata e si dà modo, dai margini della piccola ulcerazione che si viene a costituire sul collo dell’utero, alla mucosa sana di svilupparsi e di ricoprire la zona ammalata. Qualcosa di simile a quello che accade sotto ai nostri occhi su una ferita o una scottatura su una mano: la formazione di una crosticina, la sua caduta dopo alcuni giorni e la completa guarigione. Come terapia coadiuvante dopo la causticazione si introducono per 10 – 15 sere degli ovuli cicatrizzanti e disinfettanti(Vidermina) e saranno altresì vietati per lo stesso periodo i rapporti sessuali. Una visita di controllo è necessaria dopo circa 30 giorni per accertarsi della completa guarigione; infatti rare volte, quando si è in presenza di piaghe molto estese, è necessario eseguire l’intervento in due tempi a distanza di un mese l’uno dall’altro. La presenza di una piaghetta, oltre ai fastidi che arreca alla donna ed al partner nei rapporti sessuali, è una condizione predisponente all’instaurarsi del cancro del collo dell’utero, per cui è opportuna sempre la terapia definitiva tramite la causticazione. Una volta guarita, la donna osserverà la massima attenzione ad eventuali nuove infezioni vaginali, che curerà prontamente, perché la causticazione guarisce completamente la piaghetta, ma non assicura l’immunità per il futuro, per cui, se non si fa attenzione, ci si può riammalare. Stranamente molte pazienti, anche dopo la diagnosi, non si preoccupano di curarsi e ciò avviene per due motivi, di cui uno del tutto singolare. Infatti è ancora colpevolmente diffusa la credenza popolare che con la piaghetta non si rimanga gravide, per cui molte donne credono di poterla adoperare come metodica contraccettiva. Naturalmente questa convinzione è del tutto priva di fondamento, perché l’unica cosa che questa patologia può arrecare alle donne è il persistere di perdite bianche e gialle, maleodoranti e fastidiose ed una maggiore predisposizione ad ammalarsi di cancro del collo dell’utero. Altre pazienti non si rivolgono invece al ginecologo per paura della causticazione, ritenendo che si tratti di un intervento difficile e doloroso, mentre la terapia avviene in pochi minuti e senza che la donna avverta nessuna sintomatologia dolorosa, perché la parte malata che si va a distruggere è completamente priva di fibre dolorifiche. Achille della Ragione
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